Benvenuti a venezia, capitale morente di un popolo oggi estinto

di CARLO MELINA “Io Venezia la odio, perché fa schifo” risponde a Skardy, cantante dei Pitura Freska prestato al giornalismo, una turista accorsa in Laguna per applaudire i “Pin Floi”. E non a torto. L’alba di Venezia, all’indomani del famoso concerto del 1989, non è diversa da quella sorta 23 anni dopo, fra i postumi della sbronza generale, occorsa in concomitanza con la festa del Redentore, sabato scorso. Un festa che il patriarca Moraglia ha chiuso puntando il dito contro la perdita di senso nella nostra società, affetta, come quella del 1575, da una malattia mortale. Un virus che ha contagiato tanto i bifolchi giunti da ogni provincia veneta per stonarsi lungo le calli, quanto, e questo è peggio, gli stessi veneziani. Non a caso è anzitutto il non senso ad accogliere chi, come il sottoscritto, arriva a Venezia per il Redentore. Dalle coppiette di stranieri, ai branchi di ubriachi, l’adesione al rito popolare si compie secondo le forme dello stupro, sotto l