di ALESSIO SCHIESARI
Nell’Europa investita dalla recessione e caduta nel double dip qualcosa si muove. Non è la ripresa economica, ancora lenta e incerta, ma il risorgere di nazionalismi e spinte centrifughe. Al termine di un lungo negoziato, lo scorso 15 ottobre il premier britannico David Cameron e il primo ministro scozzese Alex Salmond hanno annunciato che, entro la fine del 2014, si terrà un referendum sull’indipendenza della Scozia. La formula scelta per il quesito referendario sarà una domanda secca che va dritta al cuore della questione: «Vuoi che la Scozia diventi uno Stato indipendente? ». Il premier scozzese avrebbe preferito due schede: una sull’indipendenza e l’altra per una maggiore devolution. Ma Cameron, forte dei sondaggi che vedono la forbice di favorevoli alla secessione oscillare tra il 27 e il 35 per cento, ha imposto il quesito netto: indipendenza, prendere o lasciare.
La data più probabile per celebrare la consulta è l’autunno 2014. Il caso
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