di LUIGI FRESSOIA
In politica si avvicendano cose grosse che non dovrebbero passare così velocemente nel dimenticatoio, è il caso del Piano del Lavoro che la Cgil ha presentato il 25 gennaio scorso, molte pagine, vaste programme, la parola lavoro ripetuta mille volte, lavoro qui lavoro là, però la parola impresa compare una sola volta per perorare la riduzione delle contribuzioni pubbliche in suo favore (e su questo devo dire che siamo d’accordo: le imprese il denaro devono produrlo, non succhiare quello prodotto da altri).
Sta il fatto che non compare mai il concetto di impresa, la centralità dell’impresa, la naturale compresenza dell’impresa ove si voglia lavoro, il che è una enormità che sconfina nel comico: come infatti sarà mai possibile creare lavoro senza impresa? Senza numerose, crescenti, adeguate, diffuse, competitive imprese? Come non vedere che lavoro e impresa sono la stessa cosa, due facce della stessa medaglia, più precisamente due facce della stessa
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