di ROMANO BRACALINI
Primi segnali di cedimento e indice di popolarità a picco per il governo Monti.
La stessa maggioranza bulgara che lo sostiene, dagli ex comunisti agli ex fascisti con gli immancabili democristiani a far da collante, diventa ogni giorno più cauta e nel silenzio di quest’ultimi giorni maschera l’imbarazzo crescente. Solo il Casini, con flebile voce monotona, intona il vecchio armamentario ipocrita di sacrestia: ”Basta con la demagogia”, alludendo alla protesta fiscale innescata dai sindaci. Una protesta che monta e sta assumendo i contorni della rivolta sociale su vasta scala, ma l’ex garzone di Forlani non se n’è accorto. Invece Monti, più scafato, benchè abbia dimostrato scarsa sensibilità umana (silenzio di tomba sui suicidi per disperazione!), comincia a sentirla e ha dovuto far marcia indietro su molte cose presentate con la consueta spocchia inclusi i rimborsi alle imprese che forse sperava di rimandare alle calende greche. In verità è
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