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Una difesa malriuscita della “Bidenomics”

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di MATTEO CORSINI Gli economisti americani con chiare simpatie democratiche faticano ad accettare il fatto che i loro concittadini non siano ampiamente entusiasti dei risultati della cosiddetta Bidenomics. Il caposcuola è indubbiamente Paul Krugman, che generalmente si esercita con il cherry picking sui dati, accompagnato da accuse di mancata obiettività a coloro che, per l'appunto, non ritengono che tutto vada a gonfie vele. Questi signori mi fanno venire in mente quei comunisti che, di fronte ai fallimenti (non solo economici) dei presunti paradisi del socialismo reale, reagivano dicendo che non si trattava di vero comunismo. Da ultimo mi sono imbattuto in una difesa a spada tratta della Bidenomics da parte di Claudia Sahm, economista con un passato alla Federal Reserve, che ritiene che i rappresentanti dell'amministrazione Biden, a partire dalla segretaria al Tesoro Janet Yellen, "vendano" male e in modo troppo parziale i risultati raggiunti. A suo parere, "la Bidenomics me
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