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Variante Delta: i vaccinati hanno una carica virale 251 volte superiore ai vecchi ceppi

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di MARCO COSENTINO

In questo studio pubblicato sulla piattaforma di The Lancet come preprint (non ancora sottoposto quindi a revisione tra pari), sono state studiate le infezioni sopraggiunte dopo il completamento del ciclo vaccinale tra gli operatori sanitari di un importante ospedale per malattie infettive in Vietnam (Vedi qui) .

Tra l’11 e il 25 giugno 2021 (7-8 settimane dopo la dose 2), 69 operatori sanitari sono risultati positivi per SARS-CoV-2 e 62 hanno partecipato allo studio. 49 erano (pre)sintomatici e uno ha avuto necessità di ossigenoterapia. Tutti sono infine guariti senza sequele.

Le 23 sequenze genomiche virali ottenute appartenevano tutte alla variante Delta ed erano filogeneticamente distinte dalle sequenze della variante Delta ottenute da casi di trasmissione in comunità, il che suggerisce un contagio intraospedaliero tra operatori sanitari.

I carichi virali negli operatori sanitari erano 251 volte superiori a quelli dei casi dovuti a vecchi ceppi rilevati tra marzo-aprile 2020. Il tempo dalla diagnosi alla negativizzazione della PCR è stato di 8-33 giorni (mediana: 21). I livelli di anticorpi neutralizzanti dopo la vaccinazione e alla diagnosi dei casi erano inferiori a quelli dei controlli non infetti abbinati. Non c’era alcuna correlazione tra i livelli di anticorpi neutralizzanti indotti dal vaccino e le cariche virali o lo sviluppo dei sintomi.

I ricercatori concludono che le infezioni da variante Delta nei vaccinati sono associate a cariche virali elevate, positività prolungata alla PCR e bassi livelli di anticorpi neutralizzanti indotti dal vaccino, il che spiegherebbe la trasmissione tra le persone vaccinate. Le misure di distanziamento fisico rimangono fondamentali per ridurre la trasmissione della variante Delta SARS-CoV-2.

Si tratta dello studio che a oggi meglio documenta la possibilità di contagio e trasmissione da e tra vaccinati, e che rafforza evidenze sporadiche ottenute in passato (ad esempio qui) e questo report (vedi qui) del marzo scorso di un contagio domestico da vaccinato portatore asintomatico).

Per sottolineare come qualsiasi misura che discrimini i non vaccinati dai vaccinati in nome della salute e della sicurezza pubblica è fondata su un enorme malinteso – che dopo la vaccinazione non ci si possa contagiare e contagiare altri – che rende non solo inutile bensì pericoloso il lasciapassare verde covid-19 (vedi qui), specie se i vaccinati dovessero lasciarsi influenzare dai messaggi pubblicitari che presentano il vaccino come una garanzia assoluta – che non è – e di conseguenza allentassero le misure di sicurezza e distanziamento.

La soluzione per il momento dovrebbe consistere nel favorire l’uso dei tamponi rapidi da parte di vaccinati, non vaccinati e anche guariti. I tamponi sono a oggi l’unico strumento che – a scopo di screening – si presti a documentare al meglio e dunque la non contagiosità.

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