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Veneto: il 30% delle barche in fuga. meglio la croazia

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di REDAZIONE «Sì, qui si sente parlare solo veneto. Fa persino ridere: penso che ce ne siano più qui che da voi». Ivo Stepanic, mitico organizzatore di charter della costa croata mostra via Skype l’ultimo regalo portatogli a Zara da una famiglia veneziana per avergli trovato il posto barca nella splendida marina di Novigrad, in Istria, a pochi chilometri dal casello dell’autostrada e a 31 chilometri dal confine sloveno: una bottiglia di Select per lo spritz. Sia a Zara che a Cittanova, infatti, l’affollamento di yacht con bandiera italiana e dialetto veneto non è da meno di quello di Portorose, Umago e Pola. Tutte barche fuggite sull’altra sponda dell’Adriatico dopo che il governo in dicembre aveva parlato di “tassa di stazionamento”, cioè dell’ipotesi di far pagare un’imposta commisurata al periodo di stazionamento in banchina. Tassa che poi è stata commutata (dopo le proteste dell’associazione delle darsene, “Assomarinas”) in tassa di proprietà.
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