di ENZO TRENTIN
Per i giapponesi il periodo della 2a guerra mondiale fu chiamato «l'esistenza cipolla»: pelare uno strato alla volta e continuare a piangere per tutto il tempo. È la storia degli italiani dalla nascita dello Stato unitario.
Persone lungimiranti ed intellettualmente oneste come Gianfranco Miglio non hanno inciso significativamente nella cultura politica di questo paese. Eppure le indicazioni sono sempre state chiare. Sul «Il Sole 24 ore», n. 144, 27 maggio, 1987, il professore scriveva:
«Coloro i quali, un giorno, saranno chiamati a riscrivere la Costituzione, dovranno tener conto anche di questa disfunzione. Ma - mi preme rilevarlo subito con la massima chiarezza - non dovranno mirare a ridurre lo spazio del referendum, bensì a muoversi in senso del tutto contrario. Qualche giorno fa il segretario del Partito repubblicano ha contrapposto alla diffidenza sua, e del suo partito, l’istituto referendario, una esplicita difesa della sovranità del Parlament
Trovo decisamente più “fair”dell’altro nell’esprimere la sua opinione. Purtroppo per aprire la visuale ai Veneti dopo quasi 150 di lavaggio del cervello, convincerli del referendum come parte del percorso per autodeterminarsi ed essere riconosciuti internazionalmente, della bellezza di un futuro alla Svizzera, cé bisogno di gente attiva, che tolga energie e tempo alla famiglia per migliorare il proprio futuro. Molti di questi Veneti stanno a litigare, e a volte anch’io sono uscito dal seminato preso dalla corrente di emozioni contrastanti. Ma tutti questi Veneti sono comunque chi ha capito che bisogna togliere litalia di torno non morire e cominciare a vivere. Purtroppo non tutti hanno però la preparazione teorica e tecnica per buttare giù anche una solo una bozza in maniera rigida di quello che sarà l’organizzazione del domani Veneto. E le cose da fare sono così tante che anche chi ce l’ha non ha il tempo perché priorità é ancora purtroppo far riscoprire al Veneto la propria autocoscienza. Tutto questo per dire che se le sta così a cuore e per lei la priorità é una sorta di precostituzione scritta (mi scuso se non uso i termini corretti, non li so), perché non si propone e si mette Al lavoro in accordo con tutti, in modo da riappianare asti e incomprensioni, come han fatto Morosin e Chiavegato?per ottenere l’indipendenza cé bisogno di tutti, da chi ha le competenza tecniche a chi attacca i volantini. invese de barufar fra veneti par la lista de priorità lavoremoghe. più il movimento diventa grande più cé forza tempo lavoro per creare task force dedicate. Ma bisogna mettersi in gioco attivamente.
Grazie
Fabrizio
Egregio Sig. Fabrizio, conosco un’associazione culturale che ha proposto una bozza di Costituzione per un Veneto indipendente, sottoscritta dai responsabili pro tempore di 5 o 6 movimenti o partiti sedicenti indipendentisti.
Nell’atto di sottoscrizione c’era l’impegno preciso di promuoverla e propagandarla.
Alcune delle persone che lei cita erano al tempo militanti di una o più (perché da “mobilità” è sempre stata molto elevata. Tsz!) di tali formazioni. Ne consegue che sapevano, o comunque (come per il caso di Craxi e Berlusconi) NON POTEVANO NON SAPERE.
Non bastasse, come ho già scritto in precedenza, essi hanno le capacità tecniche per farlo (Morosin è stato legislatore in Regione Veneto).
Di conseguenza consenta a me di fare il mio mestiere: INFORMARE; mentre lei può – se crede – fare il sostenitore. Semmai, come tale, chieda conto direttamente a Morosin, considerato che è disposto a dargli il suo voto.
Grazie a lei per l’attenzione.
Non volevo certo impedirle di fare il suo mestiere. Il mio comunque non é di sostenere chicchessia. Semmai ho la volonta di sostenere l’indipendenza del Veneto, secondo le mie possibilità, senza particolare astio nei confronti suprattutto di chi ha i miei stessi obiettivi anche se con percorsi diversi. Come mi sembrava chiaro nel mio discorso, ognuno definisce le proprie priorità. IV ha quella di divulgare la consapevolezza di essere veneti, di avere il dirito ad esprimersi e che la via pacifica per diventare Indipendenti esiste ed é praticabile. E lo fa mettendosi ingioco e girando come una trottola per tutto il Veneto. Se lei ritiene che la via sia un altra, o almeno che le priorità siano altre, allora la prego di informaci. Scriva dellassociazione di cui parla di cui io non so nulla. Si adoperi perche quello in cui crede sia compreso. Insomma sia utile alla causa. Seminare astio e rispondere con sufficienza e velato disprezzo e in termini generali “conosco un associazione che…” non aiutano, secondo me la causa. Per capacità personali e conoscenze son sicuro lei potrebbe fare ben piú di quelli come me, ma prenda una posizione da leader, non quella del critico tutto e tutti e se uno mha fatto qualcosa allora è fuori per sempre. Quante volt noi, senza volerlo, abbiamo mangiato i biscotti degli altri?
Non condivido il termine “internazionalmente” come determinante nel progetto, l’autodeterminazione non ha bisogno di riconoscimenti se non dagli stessi cittadini che lo determinano.
Viviamo in un’epoca di DIRITTI.
Proviamo a capirci: lei ha il diritto di nutrirsi, insieme a molti altri.
Supponiamo che lei sia l’unico essere sulla terra. Non per questo i pesci o i polli le salteranno in braccio per farsi mangiare da lei.
Al contrario lei ha degli OBBLIGHI. Tra questi quello di non inquinare, con il suo comportamento, il pianeta.
Un diritto, pertanto, per essere tale deve essere dagli ALTRI riconosciuto; altrimenti con chi – per esempio – farà commercio, da chi si rifornirà delle materie prime che mancano al territorio in cui vive.
L’ho fatta breve e semplice, ma conto sulle sue qualità di riflessione per non dilungarmi.