di MARIETTO CERNEAZ
Ad una settimana dal voto che ha sancito la netta sconfitta di Nicolas Maduro, il presidente venezuelano non è che l'abbia presa davvero bene, nonostante la pantomima dei primi due giorni post-voto, in cui ha ufficialmente accettato la sconfitta.
Intanto, tutta la stampa internazionale "izquierdista" ha gridato al "golpe americano" (la solita storiella trita e ritrita), anche sulla scorta di quanto affermato da uno dei sodali politici del chavismo, Rafael Correa, presidente dell'Ecuador, che - fregandosene di quella democrazia di cui spesso si erige a paladino - ha definito l'opposizione venezuelana "10.000 volte golpista". Il motivo? Il fatto, logico, che ora la nuova assemblea parlamentare (che si insedierà il 5 gennaio) "farà di tutto per boicottare il governo e il presidente Maduro".
Diosdado Cabello, uno degli esponenti più in vista (e odiati) del regime "oficialista", durante la riunione del parlamento ancora in carica, ha rincarato la dose, inti