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Venezuela, un milione in piazza contro il regime. che non molla!

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chacao1di MARIETTO CERNEAZ

“La presa di Caracas” è stata un successo, almeno dal punto di vista numerico, dato che sono scesi per le strade della capitale a frotte, un milione almeno. Politicamente parlando, però, il risultato è incerto, visto che la MUD – l’opposizione che ha convocato la manifestazione di ieri – continua a temporeggiare, al punto che Maduro non perde tempo nell’usare continuamente mezzi coercitivi contro la protesta. Da un lato, ha scatenato i poliziotti del regime (VEDI QUI) contro molti manifestanti (oltre ad aver inviato tra la gente i soliti provocatori dei circoli bolivariani); dall’altro s’è detto caracas2pronto a togliere l’immunità parlamentare, così da colpire più facilmente i deputati eletti al Congresso.

VIDEO DELLA MARCIA

La manifestazione è nata per fare pressioni su Maduro per convocare il referendum per revocarlo dalla presidenza, ma come ha scritto il professor Javier Corrales, dell’università del Massachusetts: “L’opposizione però, se vuole organizzare un referendum sulla destituzione del presidente entro la fine dell’anno, deve fare in fretta”. Fretta che quelli della MUD sembrano non avere, anche se hanno già deciso di organizzare altre tre marce, il 7 ed il 14 settembre ed una manifestazione finale denominata “La Toma de Venezuela”.

Il 7 settembre, in tutte le città del Paese, l’Opposizione manifesterà alle porte delle rispettive sedi del Consiglio Nazionale Elettorale per esigere all’organismo celerità nello stabilire una data per la realizzazione della raccolta delle firme per il referendum. “Abbiamo mostrato al mondo l’importanza del Venezuela che vuole il cambiamento. E’ una marcia storica. Oggi inizia la tappa definitiva di questa lotta”, ha dichiarato Jesus Torrealb, portavoce degli anti-chavisti riuniti nella coalizione Tavola dell’unità democratica. Secondo lui alla dimostrazione hanno preso parte “tra 950mila e 1,1 milioni di persone”. Per caracaspoter partecipare nella manifestazione – la più grande nel Venezuela dalle proteste del 2014, nelle quali morirono 43 persone – molti hanno dovuto aggirare i numerosi ostacoli ideati dal governo per cercare di frenare la mobilitazione.

Mentre diverse figure della contestazione – come Leopoldo López, Daniel Ceballoso il dirigente del partito Volontà popolare Yon Goicochea – sono in prigione, il Venezuela è in piena crisi, in balia di un’iperinflazione (più del 700 per cento secondo il Fondo monetario internazionale), dell’insicurezza e di una povertà dilagante. E davanti ai negozi le code continuano ad allungarsi, osserva The Week. Alla disperata ricerca di cibo e di altri prodotti di prima necessità, la popolazione è costretta a lunghe file. Nella capitale l’attesa media per comprare da mangiare è in media di 35 ore al mese, scrive il Washington Post, che evoca una “crisi umanitaria”. Per dirla con le parole della Resistenza venezuelana, in Venezuela continua il regime comunista e criminale, caratterizzato da miseria, scarsità e repressione. Ma il regime non ha intenzione di mollare. Il presidente ha ribadito di voler attivare un piano preventivo di pace, di cui non ha fornito i dettagli, che entrerà in vigore da oggi fino alla fine dell’anno. E cosa sia la pace per i chavisti è risaputo.

 

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3 COMMENTS

  1. Durante la lettura della stampa estera, su rai 3 alle 76,55 del mattino, tante cavolate, ma non una notizia della manifesrazione. Questo è regime italiano.

  2. I regimi totalitari, comunisti in testa, non si abbattono con le manifestazioni, ma con le armi.
    Gli italiani ricordino sempre che sono governati da un regime paracomunista.

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