di MARIETTO CERNEAZ
Della voglia di secessione del Biafra, abbiamo già parlato più volte (VEDI QUI). Il movimento “Popolo indigeno del Biafra” (IPOB) non ha mai smesso di reclamare la secessione di questa regione popolata di Igbos, una delle tre grandi etnie nigeriane, che si sentono emarginati dal potere centrale in termini di infrastrutture, sanità e istruzione. L’arresto lo scorso ottobre di Nmandi Kanu, capo dell’IPOB e direttore di Radio Biafra, e la sua detenzione nell’attesa di un processo hanno provocato un’ondata di proteste attraverso il sud- est e rilanciato gli appelli all’indipendenza del Biafra.
Ora, però, la repressione continua, un po' come avvenne nel lontano 1967, ai tempi in cui la guerra civile fece danni inenarrabile del sud-est della Nigeria. Secondo l’avvocato dei diritti dell’Uomo, Onkere Kingdom Nnamdi, più di 50 persone sono state uccise, un centinaio ferite e duecento circa sono state arrestate, solo perchè manifestavano a fav