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La confutazione austriaca del socialismo, tra le più grandi conquiste intellettuali dell’umanità

Da leggere

di GUGLIELMO PIOMBINI

Pubblichiamo un estratto del libro di Guglielmo Piombini e Giuseppe Gagliano, “Riscoprire la Scuola Austriaca. La sfida di Mises, Hayek e Rothbard a Marx e Keynes”, appena pubblicato da Leonardo Facco Editore in collaborazione con goWare (p. 144, € 11,00). Il libro è ordinabile presso la Libreria del Ponte cliccando su questo link.

Il teorema di Mises e Hayek sull’impossibilità teorica e pratica del socialismo aveva trovato delle forti conferme empiriche in tutti gli episodi di storia del comunismo in cui il sistema basato sulla proprietà privata, lo scambio, i prezzi di mercato e il denaro era stato integralmente soppresso, come nella Russia di Lenin fino al 1921, nella Cina di Mao durante il Grande Balzo in Avanti (1959-1960) o nella Cambogia di Pol Pot dal 1975 al 1979. In tutti questi casi il risultato era stato esattamente quello previsto da Mises: completo caos economico, azzeramento della produzione, carestie di massa, milioni di persone morte per fame.

Anche l’epoca staliniana, malgrado tutti i tentativi di nascondere la tragica realtà economica, illustra la teoria austriaca. Dopo l’apertura degli archivi sovietici, la storica Sheila Fitzpatrick ha potuto scrivere un terribile resoconto pionieristico sulla vita quotidiana della Russia negli anni ‘30: «Con l’abolizione del mercato, la carenza di cibo, di abbigliamenti e di ogni tipo di beni di consumo divenne endemica. Mentre i contadini fuggivano dai villaggi collettivizzati, le grandi città caddero ben presto in preda a un’acuta crisi abitativa, con le famiglie bloccate per decenni in minuscole stanze singole in appartamenti comuni … Era un mondo di privazioni, sovraffollamento, code infinite e famiglie distrutte, in cui le promesse del regime di abbondanza socialista futura suonavano vuote … La burocrazia governativa trasformava spesso la vita di tutti i giorni in un incubo» (“Everyday Stalinism”, Oxford University Press, Oxford, 1999).

È stata un’immane tragedia che siano dovuti trascorrere settant’anni di indicibili sofferenze e siano dovute morire centinaia di milioni di persone perché si sia messo storicamente in luce qualcosa che già fin dal principio, grazie alle dimostrazioni della Scuola Austriaca, era teoricamente già noto e sarebbe quindi sicuramente accaduto … Se la comunità scientifica avesse avuto un minimo di onestà intellettuale, dopo aver compreso la validità o quanto meno la plausibilità della teoria austriaca sull’impossibilità del socialismo avrebbe dovuto immediatamente far di tutto per bloccare un esperimento potenzialmente rischiosissimo per la vita dell’umanità.

Gli economisti austriaci avevano lanciato l’allarme. Avevano fornito convincenti spiegazioni sugli esiti distruttivi del socialismo ai politici e agli intellettuali, i quali non potevano non sapere. In queste condizioni, fare esperimenti azzardati sulla pelle degli esseri umani è un delitto imperdonabile! Oggi si adottano rigide precauzioni per farmaci o procedimenti sperimentali quando è presente anche solo una frazione infinitesimale di rischio per la salute umana, rispetto al socialismo.  La classe politica e intellettuale che ha negligentemente trascurato o dolosamente occultato l’analisi austriaca del socialismo è quindi pienamente responsabile per tutta la sofferenza umana provocata dal comunismo nel XX secolo.

Ma per quale motivo gli economisti occidentali si sono rifiutati fino all’ultimo di vedere la realtà, e di dare il giusto tributo alle critiche austriache al socialismo? Perché nessun economista occidentale, con l’eccezione degli austriaci, previde il crollo del comunismo? Perché rimasero tutti sorpresi dal sopraggiungere tali eventi? La ragione è chiara: gli economisti mainstream non potevano accettare le verità delle critiche avanzate da Mises perché esse valevano non solo per la pianificazione totale del socialismo, ma anche per la pianificazione parziale dell’interventismo pubblico, dell’economia keynesiana e delle banche centrali. Non potevano accettare la critica austriaca al socialismo perché Mises usava gli stessi argomenti contro le politiche interventiste da loro raccomandate.

Per questa ragione gli economisti occidentali presentarono il fallimento del comunismo come una vittoria della socialdemocrazia e del welfare state occidentale, invece che della teoria economica austriaca. Ancora oggi non è emersa la consapevolezza che l’economia mista occidentale, fondata su un’ampia allocazione politica delle risorse e sul denaro fiat creato dal nulla dalle banche centrali, sta percorrendo la stessa strada che portò al crollo dell’Unione Sovietica. L’umanità dovrà subire le conseguenze di questi errori per parecchi altri decenni, ma verrà il giorno in cui la confutazione austriaca del socialismo sarà compresa e apprezzata nella sua interezza e in tutte le sue implicazioni. Come tutte le conquiste perenni dello spirito umano, sarà ricordata e studiata nei millenni a venire, fin quando esisterà la civiltà umana.

INDICE DEL LIBRO

Introduzione, di Guglielmo Piombini

  1. Ascesa, declino e revival della Scuola Austriaca
  2. La miglior teoria economica in circolazione
  3. La visione politica dell’austro-liberalismo

Il liberalismo di Ludwig von Mises, di Giuseppe Gagliano

  1. La stella cadente del liberalismo e i suoi avversari
  2. I fondamenti di una politica liberale
  3. L’organizzazione liberale dell’economia
  4. La politica estera liberale
  5. Nota conclusiva sull’avvenire del liberalismo

La via della schiavitù di Friedrich A. von Hayek, di Giuseppe Gagliano

  1. Da Vienna a Londra: il pericolo disconosciuto
  2. La strada abbandonata e la grande utopia
  3. Il socialismo e la pianificazione “inevitabile”
  4. Il passaggio dal socialismo alla tecnocrazia e alla dittatura
  5. Le radici socialiste del fascismo
  6. Il liberalismo correttamente inteso

III. La sfida del secolo: Scuola Austriaca contro socialismo, di Guglielmo Piombini

  1. Menger e Böhm-Bawerk contro Marx
  2. Come Lenin e Trotzky affamarono la Russia
  3. Intanto, a Vienna
  4. L’impossibilità del calcolo economico nel socialismo
  5. La risposta dei socialisti
  6. Hayek e Mises replicano a Lange
  7. L’inutilità della matematica e dei computer
  8. “Se il socialismo esiste, come può essere impossibile?”
  9. Il trionfo finale dell’Austro-liberalismo
  10. Una delle più grandi conquiste intellettuali dell’umanità

I successi della Scuola Austriaca e i fallimenti keynesiani, di Guglielmo Piombini

  1. La crisi del ’29 travolge Keynes
  2. Gli economisti austriaci presagiscono l’arrivo della crisi
  3. Gli austriaci vincono la prima battaglia, ma Keynes vince la guerra
  4. Diagnosi opposte, rimedi opposti
  5. La depressione dimenticata del 1920
  6. Le cause della crisi del 1929
  7. Il New Deal di Roosevelt: un disastro keynesiano
  8. La smobilitazione, non la guerra, rilanciò l’economia
  9. Come la Scuola Austriaca contribuì al miracolo economico europeo
  10. La stagflazione degli anni ‘70: il secondo fallimento delle idee keynesiane

L’economia austriaca e gli investimenti finanziari, di Guglielmo Piombini

  1. L’investitore è un giocatore d’azzardo?
  2. Il fallimento dei modelli econometrici
  3. Il metodo empirico-positivista dell’economia mainstream
  4. La critica austriaca all’economia neoclassica
  5. Il ruolo dello speculatore
  6. Murray N. Rothbard contro i modelli previsionali
  7. Le peculiari caratteristiche dell’oro
  8. Pessimismo o ottimismo?

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