di LEONARDO FACCO
Le urne per la rielezione di metà mandato si apriranno a Novembre, ma il ruggito di Javier Milei risuona nelle piazze argentine da qualche mese. Se ne è accorto anche l'establishment politico argentino, che ha preso coscienza del mondo reale che segue l'economista "liberal-libertario", che da fenomeno, spesso deriso, del Web, è prima mutato in "guest star" delle televisioni ed ora in capobranco che seduce e coopta i suoi connazionali, soprattutto i giovani.
Persino il presidente Fernandez s'è accorto che Milei non scherza, anche se ha tentato di sminuire il suo messaggio liberista, che non è mai cambiato dai tempi in cui dava lezioni all'Università: basta Stato, basta tasse, basta Banca centrale, Viva la libertad carajo insomma. Il libertarismo è entrato di diritto nella battaglia culturale "albiceleste", dove il socialismo kirchenerista andava di moda fino a prima della "pandemia". E il merito è tutto di Javier Milei, della sua capacità comunicativa e
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