di CLAUDIO MARTINOTTI DORIA
Se dovessimo raccontare agli italiani che si sono trasferiti all’estero, quali sono divenute le condizioni di vita e le peripezie quotidiane nel nostro paese, o non ci crederebbero (se sono all’Estero da molto tempo) o ci deriderebbero, essendosene andati proprio per questo motivo.
E non mi riferisco solo alle difficoltà economiche quotidiane per tirare avanti un mese con l’altro, o alle mediocri quando non pessime qualità dei servizi pubblici, ma alla dimensione ormai grottesca e tragica della dimensione politico burocratica istituzionale del nostro paese. Talmente assurda, paradossale ed avvilente, che annichilirebbe anche Kafka se si reincarnasse e fosse inviato da noi come osservatore OSCE..Faccio il solo esempio di cosa succede nei rapporti con la propria banca.
Se sei quasi a zero sul conto corrente e riesci miracolosamente a reperire in qualche modo del contante, magari vendendo i gioielli di famiglia o le suppellettili di casa o face
Forse sarebbe il caso di rispolverare il classico di Salvator Fabris sulle arti marziali del Rinascimento:
http://tinyurl.com/lpeomsw
Se non ricordo male la capoeira era un’arte marziale camuffata da ballo. Quando si è schiavi bisogna ricorrere a sotterfugi.
La fuga è un’espediente solo temporaneo. Le ambizioni dei messia del NOM verranno frenate solo da movimenti localisitici, come quelli proposti dall’autore. Grazie dell’articolo.
Se ne vanno, e voltandosi indietro un attimo pronunciano, tutti, questo motto coniato da un saggio senza macchia e senza paura : “hasta la miseria, siempre, italia!”.
Poi, una volta entrati nella loro nuova patria, si fa strada nel loro profondo un pensiero ed una realtà che solo in quel momento percepiscono , e pensano tutti ; “nel baratro, la salvezza dell’italia”.
Una descrizione tragica ma veritiera della situazione