di STEFANO MAGNI
Qualcosa è cambiato in Europa, da un paio di giorni, da quando è stato approvato il nuovo piano di salvataggio della Grecia. L’Europa ha un volto più autoritario: a Bruxelles hanno approvato misure che limitano la sovranità nazionale di un Paese membro, imponendo un commissariamento “permanente” (sic!) della gestione dei suoi conti da parte di una commissione straniera, nominata da Ue, Bce e Fmi. Allo stesso tempo, l’Europa ha un volto più socialista. Non è più quell’arbitro severo che impone regole semplici, come “non indebitarti troppo”, “non andare in rosso”, “non inflazionarti”, ma un ente redistributivo, che concede prestiti a governi decotti (130 miliardi ad Atene, in due anni) accetta una Grecia con un debito superiore al 120% del Pil (da raggiungere entro il 2020, quale obiettivo più ambizioso rispetto all’attuale 160%)… e per cosa? Perché resti nell’euro. Era questo il sogno iniziale dei primi europeisti? Si è trattato
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