di SALVATORE ANTONACI
Sarebbe forse ingeneroso attribuire all'operato del recentemente costituito Esecutivo "di buona volontà" belga, guidato da un abile e consumato mestierante della politica come il socialista Elio Di Rupo, il peggioramento della congiuntura economica nazionale testimoniato dall'ingresso di Bruxelles nel tunnel della recessione. Certo, i dati non sono catastrofici quanto quelli greci, portoghesi o italiani, ma il contrasto con i tempi "felici" coincisi con l'incredibile crisi istituzionale durata quasi due anni è, pur tuttavia, assai stridente.
Difficile non constatare, infatti, come, appena insediato, il nuovo governo social-liberal-democristiano abbia iniziato ad applicare quasi alla lettera le ricette amare quanto il chinino imposte dal governo europeo che proprio tra la capitale belga e la non lontana Strasburgo divide i propri discutibili fasti. Tasse e tagli alla spesa varati in tutta fretta per ottemperare ai desiderata stringenti dei supremi manovra
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