di MATTEO CORSINI
"In Italia la spesa pubblica nominale al netto degli interessi è cresciuta durante la crisi (2009-2014) meno che in altri Paesi: solo dell'1,4%, contro un aumento del 5,7% nel Regno Unito considerato campione di austerità e del 9% medio nella Ue. In termini reali la spesa è diminuita in Italia, aumentata nell'Ue". Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha scritto una lettera al Corriere della Sera per contestare il contenuto di un editoriale di Paolo Mieli.
L’affermazione che ho riportato conferma (se ancora ve ne fosse bisogno) un dato: la spesa pubblica in Italia continua ad aumentare, in barba alle affermazioni ripetute come un mantra da Renzi e dallo stesso Padoan. Poco importa se negli anni della crisi è cresciuta meno che altrove e se sia diminuita (peraltro in modo impercettibile) in termini reali. E questo per due motivi.
Primo, perché, come sostiene lâ
Questi ladri temono l’innescarsi di una irreversibile crisi di fiducia dei consumatori.
Addomesticano i fatti, truccano numeri, raccontano mezze verità e bugie intere per mantenere cieca la popolazione.
E la gente si fa infarloccare.
L’aumento del debito pubblico indica semplicemente che la spesa pubblica sta aumentando oppure che a causa dell’elevata pressione fiscale e del calo del PIL, il gettito tributario sta calando con spesa pubblica invariata.
La cosa è molto grave perché attualmente la spesa per interessi sul debito pubblico è calata solo grazie al QE di Draghi, ma quest’effetto non durerà per sempre. Un paese ben governato avrebbe approfittato del QE per diminuire le tasse in misura eguale al calo della spesa per interessi sul debito pubblico, in modo da rilanciare l’economia. Si sono preferite misure inefficaci ma come al solito con ritorno in termini di voto come gli 80 euro di Renzi.
Prima va a casa e prima stiamo meglio tutti. Prima diventiamo indipendenti dall’Italia e prima stiamo meglio tutti.