di MATTEO CORSINI
Lo scorso novembre, mentre il mondo era intento a fare i conti con l’inattesa elezione alla presidenza degli Stati Uniti di Donald Trump, il governo indiano annunciò a sorpresa che i cittadini avrebbero avuto 50 giorni per andare in banca a depositare o sostituire tutte le banconote da 500 e 1000 rupie, le più utilizzate in un Paese nel quale si stimava che l’86% delle transazioni fosse regolata in contanti.
All’epoca la mossa a sorpresa del governo indiano riscosse gli applausi di tutti i fautori della lotta al contante, ovviamente con la scusa che il contante è usato da criminali e riciclatori di denaro usato per traffici illegali.
A parte la semi-paralisi che subì per giorni l’economia indiana, con file chilometriche di persone che andavano in banca per cambiare il contante e le banche che inizialmente non disponevano neppure delle nuove banconote da dare in cambio delle vecchie, la lotta al nero e al riciclaggio è stata uno spettacolare insuc
Ottusi, in malafede, ladri, prepotenti.
Tutti i governi in relazione alla moneta e alle banconote.
Colpiscono i poveracci nel vano tentativo di bloccare pesci grossi.
Pesci grossi spesso funzionali agli interessi del ceto di potere, e che se ne fottono di tali misure.