di MATTEO CORSINI
Il duo savoniano composto da Fabio Dragoni e Antonio Maria Rinaldi ha scritto su MF un articolo nel quale, ripartendo dal divorzio tra Tesoro e Banca d’Italia del 1981, arrivano a suggerire alcuni provvedimenti per contenere il costo del debito pubblico.
Ovviamente la lettura del divorzio è tipica di chi ha nostalgia di quanto avveniva prima, con la Banca d’Italia obbligata a monetizzare il debito pubblico non assorbito dalla domanda di mercato, onde contenere la spesa per interessi.
E’ indubbio che la spesa per interessi in rapporto al Pil sia triplicata nei tre lustri successivi al divorzio e che il debito sia raddoppiato, sempre in rapporto al Pil. Ma ciò non significa che fosse preferibile quanto avveniva in precedenza. Semplicemente la fine della monetizzazione automatica avrebbe dovuto comportare la fine della spesa in deficit, cosa che, al contrario, non è avvenuta.
Dragoni e Rinaldi vorrebbero una sorta di ritorno al passato, perché in Ge