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Intellettuali, potere e realtà: per una “critica della ragion liberale”

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di PAOLO L. BERNARDINI Come anticipazione di un lavoro che intendo scrivere entro il 2020, provvisoriamente intitolato “Critica della ragion liberale” (titolo già utilizzato, dirò per onestà, in una tesi dottorale da Paolo Ercolani, tesi discussa presso l’Università di Urbino, e probabilmente anche diverse altre volte), vorrei esprimere alcune riflessioni generali utili al discorso liberale classico e libertario, ma non solo. Legittimamente, ci si domanda quale funzione abbia l’intellettuale in una qualsiasi società. Questa è una domanda profonda, soprattutto se risaliamo al momento storico, ben antecedente l’era cristiana, in cui per la prima volta gli “intellettuali”, in forma di sacerdoti e medici, o anche spesso medici-sacerdoti, si sono affiancati ai titolari del potere politico, ai “capi”, o sono diventati essi stessi tali. Ebbene, questo ha rappresentato un momento fondamentale nella storia della civiltà umana, perché si presume che l’uom
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