di MATTEO CORSINI
Quando interviene il presidente di Confindustria il giornale di casa dà ampio risalto alla notizia. Capita quindi di leggere sul Sole 24 Ore della idea, non nuova, rilanciata da Vincenzo Boccia in merito a “una grande politica anticiclica”. E, dato che deve essere grande, deve trattarsi di “un piano shock da 170 miliardi” che dovrebbe essere inserito in un infrastrutturale a livello europeo da 1000 miliardi. Mica briciole.
A prescindere dalle considerazioni sul solito keynesismo che permea quasi sempre le idee volte a favorire lo sviluppo economico partorite a sud delle Alpi, da dove verrebbero i soldi necessari a finanziare questo mega piano?
Ecco l’idea geniale di Boccia: i 1000 miliardi dovrebbero essere raccolti emettendo eurobond. Che è il mantra ripetuto da anni in Italia pur sapendo che di gente disposta a indebitare i propri pagatori di tasse per fare spendere soldi altrove non se ne trova in Europa. Ma in Italia una dichiarazione del gene
Da anni ai posti di potere, al vertice di associazioni, mettono i meno capaci ma più integrati nel sistema, ecco il risultato.
Boccia significa zero.
Perfettamente inutile e vano.
Parla da statalista, invoca l’intervento pubblico.
Quello che fa è solo un danno per gli associati di confindustria.
D’altronde se è stato votato , allora significa che se lo sono voluto.
Confindustria è perfettamente anacronistica, serva opportunista del potere, qualunque esso sia.
Solo parole e distintivo.
Parce sepultis. Ma è innegabile che le proposte made in Confindustria sono sempre state “corporative”: più semplice e rapido partecipare all’ assalto alla diligenza dei conti pubblici (rimediando un presunto immediato vantaggio) che avanzare proposte di effettivo interesse generale (dal ritardato ma sicuro vantaggio)