di LEONARDO FACCO
L’invidia è, forse, la molla principale del collettivismo. Un pomeriggio, discutendo in una bocciofila con un operaio convintamente cigiellino di società libere, un operaio di quelli che non saltano uno sciopero per intenderci, ho provato a spiegargli che la scelta di un imprenditore di smettere di fare il sostituto d’imposta (dando per converso tutti i soldi in busta paga ai suoi dipendenti) è dettata dalla sua volontà di dismettere i panni del gabelliere per conto dello Stato e dal fatto che non gli va di fare qualcosa che non gli aggrada. La risposta del “cipputi” è stata secca: “Da un padrone non c’è nulla da imparare, dato che è lo sfruttamento degli operai l’unica cosa che san fare”!
Poco gli importava a questo signore che i dipendenti dell'imprenditore fossero d’accordo con l’imprenditore, nelle sue parole l’invidia preconcetta gli si stagliava negli occhi.
Scritto da uno dei più autorevoli sociologi viventi, Helmut Schoec