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Sanno solo invocare soluzioni socialiste

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di MATTEO CORSINI Qualche tempo fa mi sono imbattuto in un articolo di Carlo Rovelli, noto fisico teorico, pubblicato sul Corriere della Sera. Se non avessi letto che si trattava del Corriere, avrei pensato che fosse il Manifesto. Il ragionamento di Rovelli, infatti, è quello classico dei socialisti e comunisti di ogni tempo e luogo. Partendo dall’osservazione dell’aumento della disuguaglianza e notando l’impatto economico asimmetrico della pandemia sulla popolazione, Rovelli scrive: “Mi sembra che questo sia il momento per la cosa pubblica, cioè lo Stato, di pensare in termini di interesse collettivo e pensare ad equilibrare i disequilibri. Mi sembra sia il momento, cioè, di riparlare di ridistribuzione. Ridistribuzione è sempre stata funzione principale dello Stato.” In effetti lo Stato non può far altro che redistribuire risorse esistenti. Mi aspetterei, però, che una persona a cui certo non fa difetto la quantità di neuroni andasse un po’ oltre ques
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2 COMMENTS

  1. Fondamentale la conclusione: il socialismo monetario è una fonte di redistribuzione, in gran parte regressiva (oltre che a favore degli stati indebitati), di dimensioni realmente gigantesche.
    Ed è senza dubbio questo il fenomeno più rilevante degli ultimi decenni.
    Per me, da circa metà anni ’90 in poi, cioè da quando è stata invertita la rotta di “moderazione” dei tempi di Reagan e Thatcher, che aveva momentaneamente rallentato il trend.
    Da lì in avanti, è fuori controllo.
    Non serve un genio per capirlo? No, un genio no, ma la triste realtà è che la maggior parte della popolazione neanche concepisce questo problema, di cui è totalmente ignara, spesso colpevolmente.

  2. Il sistema fino al 1983 “era serenamente accettato”. Evidentemente il “fisico” è nato nel 1984. “Restiamo a casa anche quando uscire non è vietato”. Certo. Non solo ci fa bene alla salute lo stare rintanati in casa; ma contribuiamo anche con tanta solidarietà all’economia dal momento che riducendo i consumi il negoziante prima licenzia, poi fallisce e quindi chiude. Evidentemente Corsini è eccessivamente ottimista sulle “quantità di neuroni” altrui.

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