di MATTEO CORSINI
Dal “Dieselgate” in poi le case automobilistiche fanno a gara a chi è più ecologically correct. Non passa giorno, ormai, senza l’annuncio della completa elettrificazione dei modelli entro un orizzonte temporale sempre più ravvicinato. Il tutto accompagnato da una pressante azione di lobby nei confronti dei governi per rendere l’elettrificazione della mobilità quello che finora non è mai stato e che non vi è alcuna reale prospettiva che lo sarebbe entro i suddetti orizzonti temporali: un business profittevole.
Non ho particolari competenze tecniche in materia, ma mi piace leggere fonti non univoche e, soprattutto, non mi accontento delle fonti mainstream quando cerco di capire qualcosa su un argomento.
Anche se il mainstream, per l’appunto, disegna il futuro prossimo della mobilità con toni da “immaginazione al potere” di sessantottina memoria, i dati dicono che non esiste un mercato di massa per le auto elettriche, nonostante gli incentiv
La realtà è ormai nota ed impietosa: le auto elettriche non riducono affatto le emissioni di anidride carbonica, considerando l’energia necessaria a muoverle ed a produrre i quintali di batterie necessari (e che sono una zavorra costante, alla faccia dell’efficienza energetica).
Realtà appunto ormai pacifica, e pubblicamente dichiarata, tra gli altri, da Toyoda (di Toyota) e Fehrenbach di Bosch.
Questo a prescindere dalla favola dei “cambiamenti climatici” causati dall’uomo.
Ed anche sull’inquinamento locale (come le polveri sottili), ormai le emissioni da abrasione di pneumatici, freni ed asfalto superano quelle allo scarico, ridotte da tempo a ben poca cosa (infatti coi blocchi del lockdown l’inquinamento dell’aria non ne ha tratto alcun vantaggio).
Quindi la razionalità ed i fatti sono ormai ufficialmente irrilevanti anche in questo campo, in cui proseguono i piani quinquennali della nuova unione sovietica: nei prossimi 10/15 anni l’elettrico verrà imposto, salvo ribellioni, con ridicoli limiti di CO2 (senza senso logico, come spiegato) e con standard Euro 7 impossibili da raggiungere per le auto normali.
L’obiettivo è appunto ridurre drasticamente la possibilità di avere un’auto per una grossa fetta della popolazione, che verrà privata di una delle maggiori conquiste di libertà del XX secolo.
VW, da vittima sacrificale della farsa del dieselgate (mossa di propaganda di Obama), e purtroppo con la scomparsa di Piech, diventa la paladina del politicamente corretto automobilistico, probabilmente d’accordo con la politica.
Forse avrete notato, tra l’altro, come i nuovi modelli (Golf 8 ad esempio) siano discutibili ed abbiano prezzi fuori di testa, tipo +30% rispetto alla generazione precedente (ovviamente siamo sempre in “deflazione”, ci mancherebbe, ma non divaghiamo), pur rappresentando una innovazione tecnologica davvero minima (stessa piattaforma – l’auto telaisticamente e meccanicamente è la stessa, ma ha gli schermini touch e le lucine colorate per i trogloditi).
Evidentemente sono al punto di voler spingere (e finanziare) l’elettrico anche ricorrendo a questi sistemi apparentemente suicidi.
grazie
Grazie a voi.
Poi pensate: anche ipotizzando di avere a disposizione energia elettrica “co2 neutral” in abbondanza (ipotesi eroica e del tutto inverosimile), quale sarebbe il senso di usarla per applicazioni che hanno l’enorme problema delle batterie (costi, tempi di ricarica, perdite di energia durante le numerosi fasi di trasformazione, carica e scarica, energia necessaria a produrle, smaltimento, ecc.), invece che per applicazioni “fisse” alimentate direttamente dalla rete?
La risposta, purtroppo, è ovvia: distruggere la libertà di movimento delle persone.
E’ questo il “massimo risultato” (per loro) avendo a disposizione l’asset “bene superiore”.
Da un punto di vista di energia ed anidride carbonica, è una follia: minimo risultato col massimo sforzo.
Verde?
Bicicletta.
O è troppa fatica per questi soloni delle decrescita statalista?
Bicicletta, tutti insieme appassionatamente, estate, inverno, salita , discesa, acqua, vento, strada , fuoristrada, mari e monti.
Io questi “verdi” radical chic che vogliono decidere sulle altrui esistenze, io li voglio in bicicletta a spingere, e magare fermarsi a pisciare lungo la strada e nei fossi, o a mangiare su una panchina semi-distrutta lungo i percorsi e nei parchi, in mezzo al pattume lasciato da altri.
Come faccio già io.