di REDAZIONE
C’era una volta il federalismo fiscale. La «madre di tutte le riforme» per Umberto Bossi, la panacea di tutti i mali che avrebbe consentito di «raddrizzare l’albero storto delle finanza pubblica italiana» secondo Giulio Tremonti, la ricetta miracolosa di virtuosità per regioni ed enti locali che ora sembra non interessare più a nessuno. Messo in secondo piano dall’emergenza economica, affossato dalle bizze dello spread, la riforma sembra non essere tra le priorità dell’agenda politica di Mario Monti e dei suoi ministri tecnici. E quando in questi mesi qualcosa si è fatto il senso degli interventi è stato diametralmente opposto a quello federalista.
Prendiamo il caso dell’Imu, la cui entrata in vigore è stata anticipata dal 2014 al 2012 ad opera del decreto «Salva-Italia» (e questo potrebbe anche essere un bene, così come la sua estensione alla prima casa che rafforza il legame tra elettore ed eletto espresso nel principio pago-vedo-voto, per mo
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