di MATTEO CORSINI
"Come promesso non ci saranno nuove tasse", ha detto Giorgia Meloni in merito alla prossima legge di bilancio. Se per "nuove" intende dire che non erano applicate in precedenza, ossia che saranno introdotte con questa manovra, temo che si tratti di un sofisma, a voler essere generosi.
In effetti il "contributo" da 3,5 miliardi a carico di banche e assicurazioni è una riedizione di espedienti per anticipare cassa, diluendo nel tempo la deducibilità di elementi passivi di conto economico, e anticipando il versamento dell'imposta di bollo (che peraltro è a carico degli assicurati) sulle polizze dei rami terzo e quinto. E non è nuova neppure la tassazione delle plusvalenze realizzate su criptoattività, ma il passaggio dell'aliquota dal 26 al 42%, annunciata dal viceministro Maurizo Leo, non credo renda contenti coloro che saranno chiamati a pagare il conto.
Per non parlare dei tanti piccoli ritocchi che finiscono per aumentare il gettito riducendo le detrazi
L’unico, piccolo, aspetto positivo lo vedo nell’aliquota sulle plusvalenze per le criptoattività: se è vero che cresce la relativa aliquota ma non cresce quella sull’oro da investimento, ciò dimostra che cominciano a temerle di più perché sono sempre più concrete.
Questo rappresenta un (ulteriore) stimolo alla riservatezza nell’uso di Bitcoin, ma anche che “loro” non sanno affrontare il problema che gliene deriva altro che coll’antico e spuntato metodo delle gride da Azzeccagarbugli…
Naturalmente la mia è un’impressione da profano.