di PAOLO L. BERNARDINI
Secondo il ben noto assunto libertario, la follia della guerra, e dell’economia di guerra, consiste semplicemente in questo: se si tira una pietra contro una finestra, e la si rompe, il risultato è che dovrà essere ricostruita, e dunque vi sarà stato uno sforzo inutile, perdita di tempo e di denaro. Naturalmente, in linea di principio questo è un ragionamento perfetto. Ma non considera la sfera della complessità, che troppo spesso sfugge al pensiero libertario.
Innanzi tutto, non vi è un rapporto diretto tra l’investimento che occorre per la distruzione, e il valore di quello che viene distrutto. Ovvero, occorre riflettere che il costo di un missile che distrugge un palazzo è molto superiore a quello del palazzo stesso. E qui si comincia a comprendere la (perversa, orribile) logica della guerra, forse di ogni guerra, ma senz’altro di quelle contemporanee.
La produzione di ricchezza – attraverso l’abominio del capitalismo di stato – che