di PAOLO L. BERNARDINI
Quest’anno deve concludersi con una nota di ottimismo. Javier Milei ci ha insegnato tante cose, compreso il fatto che la macchina diabolica dello Stato può essere demolita, o quantomeno indebolita, anche agendo dall’interno.
Nella sua Argentina, paese federale da metà Ottocento, non si pone – almeno per ora – il problema dell’indipendenza delle sue componenti. Anzi, forse vista la piega presa dalle cose non sarebbe neppure positiva. In Italia il problema si pone, eccome. Se si considerano almeno tre decenni di stagnazione, la crisi demografica, il divario crescente tra Sud e Nord, ma soprattutto lo scarso risultato di politiche inflazionistiche europee e “soccorsi” di ogni tipo, potremmo vedere facilmente una crisi radicale all’orizzonte. Non che ce l’auguriamo, naturalmente.
La spada di Damocle del debito pubblico continua a pesare. La povertà crescente e diffusa anche. L’emigrazione verso lidi più fortunati dei colletti bianchi