di LUIGI CORTINOVIS
L’8 e il 9 giugno 2025, gli abitanti maggiorenni della penisola italiana saranno chiamati alle urne per esprimersi su cinque referendum abrogativi, quattro dei quali riguardano il mondo del lavoro e uno la cittadinanza. Questi referendum, promossi principalmente dalla CGIL e da comitati civici (chiaramente orientati a sinistra), mirano a eliminare alcune norme introdotte dal Jobs Act e altre disposizioni, oltre a ridurre da 10 a 5 anni il requisito di residenza per ottenere la cittadinanza italiana.
Dal punto di vista libertario, che pone al centro la libertà individuale, la proprietà privata e la minimizzazione dell’intervento statale, una vittoria del “Sì” a questi referendum potrebbe essere considerata un vero disastro per le seguenti ragioni.
1. Reintegro per licenziamenti illegittimi: un ritorno al controllo statale sul mercato del lavoro - Il primo quesito propone l’abrogazione del decreto legislativo n. 23/2015 del Jobs Act (approvato da
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