di FRANCO CAGLIANI
Nel luglio del 1957, le cronache italiane raccontavano di un’ondata di caldo soffocante sull’Alta Italia. La Domenica del Corriere, in un numero del 21 luglio di quell’anno, scriveva di un’eccezionale temperatura di 38,1°C all’ombra a Milano, con un bilancio drammatico: decine di anziani deceduti negli ospizi di città come Venezia, Padova e Milano. Nessuno però, all’epoca, parlò di emergenza climatica o invocò la fine dell’era industriale. Era “solo” estate.
Oggi, invece, ogni ondata di calore è immediatamente incasellata nell’agenda del cambiamento climatico antropogenico. Il discorso pubblico si è trasformato in un crescendo di allarmismo, in cui il dibattito scientifico viene sostituito da una narrazione monolitica e allarmata. L’ultimo esempio lo offre un recente studio dell’Imperial College di Londra, ripreso acriticamente dal Corriere della Sera, che attribuisce presunti decessi per caldo all’uso dei combustibili fossili. La c
Ho uno sgabuzzino che tengo sempre chiuso e buio e c’è un termometro dentro. Anni 70-80-90 mai superato 29 gradi d’estate, ora va sempre a 30 (con record di 31).
Come dicono in Usa, Battaglia può succhiarsi un limone.
Lo sgabuzzino ce l’hai nel cervello…
Sì, ma lì fa molto più caldo, essendo una grandiosa fucina di meravigliose idee.
Ah, e negli anni 2000 los gobiernativos conchesumares hanno pure imposto il cappotto al condo. 8k buttati.