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Il razzismo degli anti-razzisti!

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di ALBERTO MASCIONI

I suoi tratti somatici sono marcatamente mitteleuropei, al punto che avrebbe potuto essere il testimonial perfetto per i manifesti della Hitlerjugend. Il suo nome sicuramente non sarebbe mai venuto in mente a Manzoni, per il ruolo del cugino fanfarone di Don Rodrigo, né a Italo Calvino, per impersonare il bandito romantico ma effimero de Il barone rampante, né a Cesare Pavese, per il vecchio proprietario terriero de La luna e i falò, e tantomeno a Tomasi di Lampedusa, per l’organista chiacchierone che accompagna Don Fabrizio a caccia. Nella sua famiglia parlano tedesco e il suo italiano è peggiore di quello del mitico Professor Kranz di Paolo Villaggio.

Quindi, pur avendo passaporto italiano, pur essendo italiano per ius sanguinis, è evidente che Jannik Sinner non rappresenti “l’Italianità”. E dicendo ciò nessuno avrebbe nulla da eccepire.

E allora, perché non si può dire la stessa cosa di Paola Egonu, di Mario Balotelli, di Jasmine Paolini, di Fiona May, di Great Nnachi etc. senza tirarsi addosso gli anatemi dei Sacerdoti del multietnicismo, dei “no pasarán” che ci difendono dal becero “sovranismoh raSSSistah”?

Perché sono loro i veri razzisti!

Perché per loro essere identificati come un nigeriano o un ghanese o un ivoriano o un maghrebino è evidentemente un “downgrade razziale”. Cosa che per loro non si applica a un italiano biondo/rossiccio dagli occhi verdi e quindi con evidenti conformazioni caucasiche nordiche e di cultura prettamente teutonica.

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5 COMMENTS

  1. Ma che dite, parla benissimo italiano, meglio di un qualunque laureato pugliese. Fa parte della folta schiera di quel fazzoletto di Austria che con Thoeni, Di Biasi, Messner e tanti altri ha dato lustro e decoro immeritato a sto caxxo di paesello.

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