di SERGIO SALVI
Il sostegno al diritto all'autodeterminazione per tutti i popoli ci rende particolarmente sensibili al desiderio di indipendenza del popolo tibetano, sottoposto alla dura oppressione del governo cinese. Ciò non ci esenta dallo svolgere alcune riflessioni critiche a proposito della figura e della storia del Dalai Lama, in quanto per noi il diritto all'autodeterminazione fa parte di un più ampio e inalienabile diritto alla democrazia (e non alla teocrazia). La storia del Tibet è assai indicativa in proposito e rivela una contraddizione lampante. Essa è legata all'introduzione nel paese del buddismo, avvenuta nel 608: un buddismo particolare che risente del precedente sciamanesimo della religione bon, intinto di magia e di usi particolari nonché irreggimentato dalla classe onnipotente dei lama (maestri).
Nel XIII secolo, il Tibet divenne vassallo dell'impero mongolo di Gengis Khan, così come la stessa Cina. Vi venne introdotto il termine Dalai, che è di origin
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