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Piemonte, triste destino della culla dell’autonomismo padano-alpino

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di GILBERTO ONETO Nel nuovo Consiglio Federale della Lega ci sono tre rappresentanti del Piemonte e uno dei vice di Maroni è piemontese, ma nessuno di loro rappresenta significativi afflati autonomisti e ancor meno piemontesisti. Due provengono da Novara e dal VCO - due provincie insubri - e quindi non sono neppure identitariamente piemontesi. In ogni caso non c'è traccia di autonomismo né vecchio (quello dei movimenti piemontesisti pre-Lega), né nuovo. Triste destino per la Nazione che è stata la vera culla dell'autonomismo padano-alpino, a cominciare dai primissimi sussulti post-unitari (la "Permanente" è del 1861 e la sanguinosa rivolta torinese è del 1864), fino al "Partito dei Contadini", al MARP e alle più moderne elaborazioni della "Union Piemuntesa", passando dagli agguerriti localismi dell'UOPA e del MAO. Il Piemonte ha dato all'autonomismo alcuni dei suoi esponenti più coriacei e rappresentativi: Barba Toni Bodrero, Tavo Burat e Roberto Gremmo. Come ha potuto ri
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