di STEFANO MAGNI
C’è euroscetticismo ed euroscetticismo. In Gran Bretagna vediamo sorgere e consolidarsi un anti-europeismo liberale, che mira ad uscire dall’Ue per liberarsi dalla gabbia di regole imposte sul mercato e aprirsi meglio al resto del mondo. In Italia, manco a dirlo, il fenomeno è proprio quello opposto: chi critica l’Ue, attualmente, sono proprio coloro che vogliono più regole sul mercato e un maggiore aiuto di Stato ai produttori italiani. E, alla fine, non è neppure euroscetticismo: è solo un piagnisteo contro l’austerity chiesta dall’Ue in questo particolare periodo di crisi.
Eppure si sprecano i paralleli fra la crescita del Movimento 5 Stelle e il nuovo corso euroscettico britannico, di cui sono protagonisti l’Ukip (Uk Independence Party) e gran parte del Partito Conservatore. Ma a Londra, appunto, fanno sul serio. La crescita di consensi e di visibilità di Nigel Farage non è un fenomeno nuovo. La crisi dell’eurozona lo ha rafforzato ulteri
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