di ROMANO BRACALINI
Alla prima prova impegnativa in cui la coerenza e l’ansia di novità avrebbero dovuto essere il segnale del cambiamento promesso da Grillo, la pattuglia dei parlamentari cinque stelle si è spaccata tra quanti si sono attenuti alle direttive severe del capo e quelli che hanno vistosamente disobbedito; e così l’ex Pm palermitano, Grasso, grazie ai voti dei dissidenti, è il nuovo presidente del Senato. Bersani, che non ha il genio della intuizione e della prontezza, ha avuto buon gioco nel gettare l’esca certo che una parte dei peones grillini avrebbe abboccato. L’istinto autoritario e persecutorio ereditato dai secoli continua a manifestarsi in piena armonia con i programmi politici più diversi. Se era difficile attribuire un progetto qualsiasi al Movimento 5 Stelle, con il voto di sabato il senso di pochezza culturale, di confusione politica, e la vocazione italica al doppio gioco, hanno superato la più fosca previsione.
C’è in questo cediment
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