di CLAUDIO ROMITI
Antonio Martino è stato senz'altro all'inizio degli anni novanta un grande punto di riferimento intellettuale per molti di quegli autentici liberali che auspicavano un forte ridimensionamento dello Stato, a vantaggio dello sviluppo della cosiddetta società spontanea. Tant'è vero che l'allora celebrato professore ispirò in prima persona il rivoluzionario programma di Forza Italia. Ricordo che nell'imminenza della discesa in campo del Cavaliere, mi recai insieme a due cari amici nella casa romana dello stesso Martino. Fu un colloquio piuttosto interessante, in cui il futuro ministro degli Esteri del primo governo Berlusconi espresse con grande convinzione il proposito concretizzare, almeno in parte, il suo coerente bagaglio di idee liberali.
Poi, ahinoi, le cose andarono in modo molto diverso. L'esecutivo del '94 cadde miseramente dopo pochi mesi, non senza aver provveduto - come ha spesso ricordato Oscar Giannino - a battere il record giornaliero dell'indebit
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