di MATTEO CORSINI
Rispondendo a interrogazioni alla Camera sulle vicende di Alitalia, il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ha cercato (maldestramente) di contenere l’esuberanza verbale dei due vice presidenti del Consiglio.
Mentre recentemente Luigi Di Maio ha ipotizzato una presenza di soggetti pubblici nel capitale di Alitalia anche superiore al 50% (il fatto è che nessun soggetto privato pare voglia entrare, complessivamente, con oltre il 30-40%) e Matteo Salvini ha messo su il disco (rotto) sulla necessità di avere una compagnia di bandiera per far si che “chi vuole arrivare in Italia ci arrivi, perché il turismo è il nostro petrolio”, Tria ha affermato:
“Non c’è in campo il tema di una ri-nazionalizzazione di Alitalia, la soluzione non può che essere di mercato, trainata da soggetti di rilievo. Il negoziato con Delta e easyJet fa intravedere la possibilità di una nuova compagine azionaria. Ove si concluda positivamente e produca un piano industri
L’Alitalia è fallita per diversi motivi, tutti riconducibili al fatto che come azienda pubblica non veniva gestita con criteri economici ma solo politici.
A memoria, l’azienda era piena di gente del Lazio, ovviamente in sovrannumero rispetto alle necessità, il 70% dei biglietti veniva staccato al nord, quindi la maggior parte dei voli “importanti” partivano dalla Malpensa, peccato che essendo i dipendenti laziali a nessuno sia venuto in mente, come avviene in tutte le aziende del mondo, che questa gente doveva trasferirsi vicino al posto di lavoro.Il risultato era che al mattino partiva un aereo da Roma pieno di dipendenti Alitalia “già in orario di lavoro”… Vista la demenzialità della cosa e l’antieconomicità insostenibile la soluzione è stata molto …..italica, nessun trasferimento di dipendenti, si è trasferito l’hub da Milano a Roma. Così un padano invece che recarsi alla Malpensa doveva prendere un aereo fino a Roma, ovviamente con aggravio di costo, ritardi levantini e scioperi inclusi, farsi perdere i bagagli a Roma ed infine imbarcarsi a caro prezzo con Alitalia. Ovviamente, visto che i padani sanno fare i conti, tempo perso per tempo perso, costo per costo, si è preferito andare ad imbarcarsi a Zurigo, Francoforte, Parigi o Amsterdam, almeno i ritardi e la perdita di bagaglio era scampati e si pagava anche meno.
L’unico dubbio è il perché si insiste nel mantenerla aperta, con accanimento simile e sospetto come quello della Tav. Se il problema è avere voli per portare turisti, basta accordarsi con i tour operator e le compagnie estere: se ci sono clienti non si lasciano mica scappare l’opportunità di guadagno. Il problema è cosa dovrebbero venire a fare i turisti in Italia: vista la pressione fiscale siamo uno dei posti più cari al mondo e vista la gestione pubblica, anche uno di quelli più sporchi, malcurati e pieno di clandestini delinquenti a piede libero.