di PAOLO L. BERNARDINI
Tra i primati che il Rinascimento veneto vanta, e che non sempre gli è stato adeguatamente riconosciuto, vi è quello di aver dato i natali, e tantissime commissioni, all’ultimo grande scriba prima dell’avvento della stampa a caratteri mobili, e nel secolo del trionfo, soprattutto, dell’incunabolo. Bartolomeo Sanvito, padovano (1433-1511), aveva tra i dieci e i venti anni quando a Magonza Johannes Gutenberg rivoluzionò per sempre il modo di produrre libri, introducendo il carattere mobile.
Nel frattempo, il destino dei copiatori di manoscritti era già segnato dall’incunabolo, con le sue matrici rigide antesignane del metodo gutenberghiano, ma destinate a breve vita e tormentata. Ma come ben sappiamo, con l’avvento delle ferrorie non scomparve del tutto l’uso del cavallo, e neppure con l’arrivo dell’automobile. Così la stampa a caratteri mobili fece sì scomparire i copisti, come il regno dell’arma da fuoco per il samurai, ma non de
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