di DANIELE V. COMERO
Le disgrazie non arrivano mai da sole, almeno così dice la gente, e deve essere vero se martedì 2 ottobre a Milano prima abbiamo avuto l’arrivo delle notizie da Roma che a gestire il tentativo di accordo sulla nuova legge elettorale sarà Roberto Calderoli, della Lega, padre del porcellum, poi l’infamia dello sciopero del Metro, spacciato come esercizio di un diritto sindacale. Proprio così, a sera abbiamo avuto la prova generale del fuoco autunnale, finita con la gente nel panico nella Metro 1, accentuato dalla cattiva gestione sindacale dell’iniziativa, che ha bloccato come prigionieri alcune decine di migliaia di uomini, donne, bambini, anziani. Molti intrappolati tra una stazione e l’altra. Di colpo si è percepito la pericolosità della situazione, della fragilità del sistema metropolitano milanese, di cosa vuol dire essere in balia di “decisori politici e sindacali” di questo genere. Certo, c’è la scusa del contratto, forse di qualche
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