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Cina, crescita a debito con denaro creato dal nulla

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di MATTEO CORSINI

Da anni la Cina sta drogando col debito una crescita economica che, complice l’inversione demografica, non riesca a mantenere i ritmi desiderati dal partito comunista. Non sorprende che il settore più traballante sia quello immobiliare, che generalmente è uno di quelli in cui maggiore è il ricorso alla leva del debito.
Occorre peraltro notare che analizzare i dati cinesi è più complesso che in altri casi, essendo i dati stessi molto meno trasparenti che altrove. Fatto sta che, dopo Evergrande, adesso è il primo operatore del real estate nazionale a essere sull’ordo del baratro: Country Garden.
Ufficialmente si punta il dito contro il sistema bancario ombra, ma il principale problema è nel modello stesso di crescita a debito con denaro creato dal nulla, non dalla carenza di regolamentazione.
E cosa fa il governo? Aumenta la dose della stessa medicina con l’obiettivo, secondo il primo ministro Li Qiang, “di raggiungere gli obiettivi economici annuali fissati attraverso controlli macroeconomici “mirati ed energici” e un coordinamento politico rafforzato per lo sviluppo di alta qualità.”
Il tutto con quella “presunzione fatale”, per dirla con Hayek, che caratterizza i fautori della pianificazione centralizzata da sempre. E quindi avanti con gli stimoli ai consumi e altre iniziative dello strumentario keynesiano in versione cinese.
Cosa succederà? Probabilmente saranno calciati ancora un po’ avanti i problemi, a costo di accumulare altro debito a livello complessivo. Nulla di nuovo, e nulla di risolutivo.

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