di MATTEO CORSINI
In un lungo articolo pubblicato sul Foglio qualche giorno fa, Massimo Mucchetti dapprima critica i fondi pensione privati (tanto quelli aperti quanto quelli negoziali), poi rilancia una sua idea di consentire ai lavoratori di incrementare volontariamente la contribuzione all’Inps godendo di benefici fiscali analoghi a quelli dei fondi pensione privati. Tali versamenti alimenterebbero la posizione pensionistica pubblica in regime contributivo in un sistema che resterebbe a ripartizione. Questo sembra essere il vantaggio principale individuato da Mucchetti, al netto di tutta la retorica dell’articolo sui limiti dimostrati dai fondi pensione.
Ovviamente bisogna intendersi: il vantaggio sarebbe per lo Stato, che avrebbe un numero più o meno consistente di miliardi in più annui a sua disposizione. Scrive lo stesso Mucchetti:
“Ora, potrà piacere o dispiacere, ma arrotondare le pensioni normali con versamenti aggiuntivi offre di per sé una boccata d'ossi
Chissà perché tutti i “sacerdoti che si stracciano le vesti” quando sentono parlare di limiti alla concorrenza, poi rimangono indifferenti al legale sostanziale monopolio dell’INPS (e relativo schema Ponzi) . Nemmeno li sfiora l’idea che un dipendente possa con LIBERTA’ e RESPONSABILITA’ scegliere la società assicurativa che gestisce la sua pensione. Invece c’è addirittura chi arriva a partorire la mostruosa idea di una pensione statale integrativa… a pensione statale! La mamma dei fessi non è l’unica a rimanere sempre incinta: le tiene buona compagnia la mamma degli statalisti.