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Indipendenza vietata? ma c’e’ il vulnus del libero territorio di trieste

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di LUCA BRESSAN

Confine_TLTCi insegnano che l’autodeterminazione dei Popoli è un diritto inderogabile, un principio supremo e irrinunciabile, che prevale sul diritto interno di ogni Stato rappresentato dalla cosidetta “Costituzione”. Purtroppo però ogniqualvolta un Popolo cerca di far riconoscere tale principio viene sistematicamente stoppato dallo Stato da cui dipende per incostituzionalità della richiesta avanzata.

Non a caso l’unico Stato europeo occidentale che ha permesso ad una parte dei suoi cittadini di pronunciarsi sul proprio destino è stato il Regno Unito, probabilmente perchè la Gran Bretagna è così antidemocratica da non essersi mai dotata di una Costituzione scritta.

E’ chiaro quindi che ovunque esista una Costituzione, la via giuridica per ottenere l’Indipendenza non potrà mai avere un esito positivo, pertanto un Popolo che voglia liberarsi dovrà raggiungere prima un livello di coscienza identitaria sufficiente per iniziare poi un braccio di ferro tale da costringere lo Stato da cui dipende a capitolare.

In parziale contraddizione con quanto appena detto è però possibile seguire la via del vulnus giuridico e perfino la Costituzione più liberticida e colonialista che esiste sulla faccia della terra, la più bella del mondo a sentir loro, presenta un vulnus giuridico che potrebbe, se sfruttato a dovere, portare alla dissoluzione dello Stato centrale.

È bene ricordare infatti che il 27 dicembre 1947 all’atto della promulgazione della Costituzione che sanciva l’unità e l’indivisibilità della Repubblica, il confine di stato era posto a Monfalcone, provincia di Gorizia. Già il confinante paese di Duino si trovava nel Territorio Libero di Trieste, così come tutta l’attuale Provincia triestina, di conseguenza una richiesta di Secessione per il Libero Territorio di Trieste non può trovare contestazioni di incostituzionalità da parte di Roma.

Si ricordi che il TLT é previsto nel trattato di pace di Parigi firmato da Italia ed Alleati il 10 febbraio 1947 e che l’integrità e l’indipendenza del TLT venivano garantite dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Inoltre nello stesso trattato era prevista una forma di amministrazione provvisoria in attesa che il Territorio si dotasse di un ordinamento definitivo stabilito dalla popolazione triestina, così come dovrebbe avvenire in ogni Stato democratico.

È evidente che la conoscenza della storia, della posizione geografica, della multiculturalità o multietnicità di tale territorio aveva portato a questa saggia definizione e determinazione, vi erano quindi tutte le condizioni per fare di Trieste un futuro porto franco per gli scambi commerciali verso la Mitteleuropa così come da naturale vocazione.

La pretesa di Italia e Jugoslavia con gli accordi bilaterali del 1954 di appropriarsi del TLT spartendosi zona A e zona B è lo stesso sopruso di cui potrebbero rendersi protagonisti Spagna e Francia decidendo di spartirsi e annettere il territorio del Principato di Andorra.

Ecco perchè sarebbe massimamente importante che un Movimento politico che ha come fine l’ottenimento dell’Indipendenza della Padania, prendesse in considerazione questo vulnus giuridico e ponesse addirittura la sua sede federale a Trieste anzichè Milano.

Avrebbe visto crescere velocemente coscienza e seguito da parte dei Triestini sommando così alle rivendicazioni identitarie giuliane la forza di un diritto internazionalmente riconosciuto che a Trieste non sarebbe soggetto ad incostituzionalità.

Sfruttando il vulnus giuridico si potrebbe così togliere il primo mattone della fragile costruzione di questo Stato unitario coloniale, con la rapida conseguenza che le strade e le piazze di tutta la Padania non sarebbero più intestate a Vittorio Emanuele, Mazzini Cavour Garibaldi!

 

 

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1 COMMENT

  1. Gentilissimo sig. Bressan, mi permetto di rivolgere a Lei, come a tutti, un appello.
    Capisco che l’uso ormai pluridecennale di un certo tipo di terminologia, unitamente alle nozioni che ci sono state inculcate nelle italiche scuole, rendano spontaneo scrivere e parlare in modo storicamente scorretto, ma vorrei qui perorare fortemente l’abbandono di nomi quali: “Triveneto” o “Tre Venezie”, “Venezia Euganea”, “Venezia Tridentina”, “Venezia Giulia”, l’aggettivo “giuliano”, e altri termini e aggettivi consimili.
    Storicamente la Venezia è una sola. Di giuliano c’è soltanto il Forum Julii, divenuto poi, in lingua volgare, Friuli.
    Riporto un passo tratto da wikipedia:
    [Il termine Tre Venezie] “apparve in alcuni circoli culturali a metà dell’Ottocento, poco dopo la II Guerra d’Indipendenza. Fu coniata dal glottologo goriziano Graziadio Isaia Ascoli nel 1863 con l’intento di marcare l’italianità culturale (senza sfumature irredentiste) di terre come la Venezia Tridentina e la Venezia Giulia che all’epoca erano ancora sottoposte al dominio asburgico e solo successivamente alla prima guerra mondiale furono annesse al Regno d’Italia.” Tralasciamo il taglio nettamente “italianista” del pezzo.
    La cosa fu fatta propria entusiasticamente dal Duce, che, in base a tale criteri, aveva una base culturale per poter alzare la voce e dichiarare senza tema di smentita di avere il diritto di annettere all’Italia sempre più terre, oltre al diritto di “italianizzare” il sud-tirolo e tutti gli altri territori abitati da genti di diversa lingua e cultura.
    In conclusione, evitiamo pure di dare connotazioni irredentiste (che brutta parola!) all’invenzione geografico-linguistica del sig. Ascoli, ma l’uso che ne è stato fatto in seguito, e, soprattutto, la palese falsità storica di detta suddivisione geografica, dovrebbero suggerire l’immediato abbandono dell’utilizzo di questi termini.
    Grazie per l’attenzione

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