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Crimea e russia, vladimir allievo di hegel e thomas hobbes

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di PAOLO MATHLOUTHI Nel clima di ecumenismo generalizzato tipico del pensiero debole che oggi la fa da padrone, con la sua pervicace volontà di smussare ogni angolo ed annullare ogni contrapposizione in vista della creazione di un limbo del pensiero in cui, democraticamente, ciascuno possa godere della propria parte di rispettabilità e le vecchiette possano passeggiare senza timore che qualcuno turbi i loro sonni, ultimo tabù, residuo parafulmine contro il quale scaricare anatemi ideologici, sembra essere rimasto Vladimir Putin. L'imbelle cultura liberaldemocratica lo teme e lo esorcizza, descrivendolo come l'uomo nero, perché lo avverte istintivamente come altro da sé, irriducibile ai propri parametri. In un mondo in cui la politica si limita al quieto alternarsi delle dinamiche parlamentari e i politici, come diceva Ezra Pound, altro non sono che i camerieri dei banchieri ( e voglio proprio vedere se qualcuno dei lettori ha la faccia tosta di contraddirmi in questi tempi di a
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