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Criticano obama senza capire che i danni li sta creando la fed

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feddi MATTEO CORSINI

“L’attuale politica monetaria dei tassi e di rafforzamento del dollaro, acuita in questi giorni, sta mettendo in difficoltà i paesi emergenti, gravemente indebitati. Naturalmente è questa una politica per il predominio economico degli Stati Uniti che svantaggia pesantemente, con un’Europa assente, anche la Russia e la Cina, la cui collaborazione politica dovrebbe essere essenziale per evitare una globalizzazione distruttiva, senza giustizia, e piena di disuguaglianze, abbracciata alle più pericolose ideologie del capitalismo finanziario che ha dovunque calpestato i diritti principi delle democrazie liberali”. Commentando l’ultimo discorso di Obama sullo stato dell’Unione, Guido Rossi ha criticato l’ottimismo del presidente degli Stati Uniti.

Tra le altre cose, Rossi ha, come di consueto, denunciato l’aumento delle disuguaglianze di reddito, ricordando che i maggiori benefici della ripresa post recessione è andata ai più ricchi. Dopodiché, come ho riportato, Rossi critica la politica monetaria appena iniziata dalla Fed con un timido rialzo dei tassi di 25 punti base. Una politica che, assieme al rafforzamento del dollaro (di cui è concausa), “sta mettendo in difficoltà i paesi emergenti, gravemente indebitati”.

Ora, se il Pil è stato sostenuto artificialmente dalla politica monetaria espansiva e se i benefici sono andati al famoso 1% della popolazione, non è difficile trovare un nesso causale. La politica monetaria, al pari di ogni altro intervento pubblico, non crea ricchezza reale, bensì la redistribuisce, beneficiando qualcuno e danneggiando altri. I beneficiari sono coloro che per primi entrano in possesso del denaro creato dalla politica monetaria espansiva, mentre i danneggiati sono coloro che non ne entrano in possesso, se non per ultimi. Infatti, i primi beneficiari acquistano beni e servizi che beneficiano chi vende loro tali beni e servizi; costoro, a loro volta, acquistano beni e servizi da altri soggetti, e così via. Ma più si scende lungo la catena di questi passaggi, minore è il beneficio e maggiore è il danno, dato che taluni prezzi risultano più alti di quanto sarebbero stati in assenza di espansione monetaria, mentre i redditi degli ultimi della catena non sono aumentati.

Oltre a beneficiare il famoso 1%, i flussi di denaro derivanti da politica monetaria espansiva si sono diretti verso le economie emergenti, sostenendone il boom. Il fatto è che quel boom è stato accompagnato da un parallelo incremento del debito, magari in dollari, dato che i tassi di interesse erano più bassi. Nella fase di boom indebitarsi in dollari era conveniente: i tassi erano più bassi, e la moneta locale tendeva a rivalutarsi nei confronti del dollaro, abbassando ulteriormente l’onere del debito. Il problema è che quelle condizioni erano pesantemente determinate dalla politica monetaria espansiva della Fed.

Allora, però, Rossi non aveva alcuna critica da fare. Ma i danni sono stati fatti quando la Fed inondava il mondo di dollari, adesso i nodi stanno semplicemente venendo al pettine. Mi rendo conto, però, che non si può chiedere di capire queste cose a chi preferisce inveire contro la “globalizzazione distruttiva” e le “pericolose ideologie del capitalismo finanziario”.

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