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Curri cavaddu mio. il canto siciliano

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di REDAZIONE L'arrivo del 1860 stravolge la vita del popolo siciliano. Il fermento che prelude alla rivoluzione, l'attività cospirativa dei comitati segreti, l'arrivo sempre più massiccio degli esuli del '48 da ogni parte d'Europa, la rivolta della Gancia e lo sbarco di Garibaldi: gli avvenimenti si susseguono a ritmo incalzante, e si imprimono in modo indelebile nella coscienza dei siciliani. La percezione degli eventi, e la loro trasmissione, non è esclusivo appannaggio delle èlites colte: anche le classi più umili seguono con interesse e partecipazione le gesta dei liberatori e le sconfitte borboniche, e si avvalgono del canale di trasmissione a loro più avvezzo - quello dei canti popolari - per divulgare la propria rielaborazione di quanto sta accadendo. Si tratta, il più delle volte, di una lettura mistificata o distorta, in bilico tra cronaca, romanzo e chanson de geste: essa ha comunque il pregio non scontato della spontaneità, riuscendo a trasformarsi in uno strum
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