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Da una scuola scassata ne esce solo un paese scassato

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scuola-chiusa1di GIAN LUIGI LOMBARDI CERRI

Uno dei fattori non trascurabili, della catastrofe italiana è senza dubbi la pessima situazione della  scuola. Non staremo qui a dilungarci sulla scarso livello culturale dei docenti (in particolare) e degli allievi, livello messo in evidenza da periodici controlli internazionali a seguito dei quali viene solamente contrapposta una mediterranea filosofia per contestarli, invece di prenderne atto e di tentare di emendare i difetti nazionali  (prevalentemente nazionali del sud).

Desideriamo qui, invece, esaminare i criteri base vigenti, di scelta della carriera culturale dei giovani con e senza la fortissima spinta dei genitori. I miei coetanei amici, e il sottoscritto, non abbiamo mai avuto spinte dai nostri genitori, se non quella di applicarci con costanza. Sarebbe stato un fatto impensabile. Una volta (al tempo che Berta filava) i genitori erano i più rigidi giudici delle capacità dei propri figli, talché spesso, (specie nell’ambito contadino) facevano ripetere la classe ai propri pargoli, ben consci dello scarso  livello del momento.

Per contro, oggi, per il solo fatto che viene generato un figlio, costui, per definizione, è un novello Einstein. Alla luce di tal concetto i genitori si pongono la laurea come unico obbiettivo per il pargoletto. Avendo di mira soltanto i potenziali guadagni. Oltre che l’onore (come se essere un buon meccanico fosse un disonore). Macché conseguire un onesto e serio diploma di avviamento professionale (anche se un idraulico guadagna spesso due o tre volte quanto guadagna un laureato). Macché orientarsi verso una delle ottime scuole di periti (che spessissimo, al Nord hanno varato diplomati di rara eccellenza). Solo una laurea conta, magari breve ma laurea! Lauree brevi (apro una parentesi) che salvo pochi ben specifici casi forniscono un tipo di cultura, con tre anni in più , di quella che si otteneva con una buona scuola peritale. Eccoci quindi alla scelta del tipo di laurea.

Al Sud , dove si cerca sempre di evitare situazioni in cui la responsabilità diretta sia assolutamente indiscutibile, la grande prediletta è la laurea in Legge, o ,alla disperata, in materie sociologiche non perché si sia convinti della loro utilità, ma solo perché sono materie nelle quali ce la si può cavare anche solo con le chiacchiere. Si  può non capire niente di quanto si è studiato , ma basta avere una buona memoria che il fatidico 18 è assicurato. Quindi l’insuccesso per incapacità o per mancanza di diligenza si può sempre giustificare a parole. Non importa se per essere un buon avvocato occorre indubbiamente spendere sudore e sangue. E’ sempre possibile ripiegare  ed essere “avvocaticchio”, accontentandosi del titolo, da appiccicare in un quadretto o da usare nelle presentazioni avendo, cosa fondamentale, la garanzia di uno stipendio (possibilmente nel pubblico) e di tanto, tanto “tempo libero”.

Quindi tutti “pensatori” e “parlatori”. Ed i risultati si possono toccare con mano:

-Declino della scuola in cui si tenta invano, di inventare continuamente nuove metodiche senza preoccuparsi di valutarne i risultati. Esempio clamoroso il fallito uso della Teoria degli insieme (teoria per altro validissima se applicata nel campo giusto) per insegnare la matematica ai ragazzi.

-Declino della ricerca in quanto oggi per fare carriera in sede universitaria occorre sporcare carta , tanta carta, magari col sistema del “copia e incolla” senza che qualcuno ne valuti seriamente il contenuto dal punto di vista teorico o applicativo. Tolto il confronto (spesso pericoloso per il carrierista) con i Professori a contratto ( tolti fuori dai piedi grazie ad una opportuna Legge) provenienti tutti dalla quotidiana realtà industriale le cattedre sono diventate quasi sempre una sinecura.

-Sparizione assoluta di riconoscimenti internazionali, come il premio Nobel dei cui l’unico assegnato   italico è stato dato per motivi esclusivamente politici. Quanti sono, ormai, i docenti italiani che pubblicano su documentazioni estere riconosciute come scientificamente importanti?

-Sparizione della ricerca applicata, poiché grazie ai finanziamenti a pioggia per l’utilizzazione industriale di invenzioni altrui la scelta (vedi il FV) vengono utilizzate soltanto con il pensiero “vediamo quanto mi da lo Stato”, per materie  che non danno luogo a nessuno sviluppo. Le applicazioni industriali vanno introdotte solo a spese di chi ne valuta l’importanza e accetta il rischio della novità.

– Quei pochi allievi che, nonostante questo disastro riescono ad eccellere, se ne vanno a farsi valorizzare all’estero. Questi sono i risultati di una scuola scassata al punto che un ministro ha pensato che esistesse un tunnel di 700 km. Ed ha tolto  perfino l’insegnamento della geografia in quanto materia inutile.

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