di LEONARDO FACCO
Viviamo in democrazie, così ci viene ripetuto. Votiamo, leggiamo quotidiani, commentiamo sui social, godiamo formalmente di libertà civili. Eppure, negli ultimi anni, milioni di cittadini in tutto l’Occidente hanno iniziato a percepire che qualcosa si è incrinato: le decisioni più importanti vengono prese altrove, il dissenso viene marginalizzato, la libertà personale è sempre più subordinata a un concetto vago e inafferrabile di "bene comune". Sta emergendo un nuovo tipo di autoritarismo, finto-democratico, che non si presenta più con la camicia nera o il colbacco, ma con la cravatta istituzionale, il badge parlamentare e il linguaggio della "cura collettiva", del "bene comune", della "giustizia sociale".
Questo nuovo autoritarismo segue uno schema ricorrente, quasi da manuale, ormai facilmente riconoscibile a chi mantiene uno sguardo critico. Ed è proprio nella ripetizione quasi meccanica di questo schema che si svela la natura profondamente illiberale
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