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Dalla ribellione alla remissione: ecco come hanno imparato ad amare le catene fiscali

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di LEONARDO FACCO C’è stato un tempo in cui la tassazione, persino nella sua forma più contenuta, faceva tremare i governi e infiammava i popoli. Charles Adams, nel suo libro For Good and Evil, documenta con rigore storico e cifre alla mano un paradosso che oggi suona quasi surreale: fino al 1910, le imposte sul reddito non superarono mai il 10%, considerata dai popoli liberi una soglia oltre la quale inizia la tirannide. Quando i governanti provarono a varcarla, trovarono davanti a sé non semplici lamentele ma rivoluzioni vere e proprie. La storia dell’umanità, racconta Adams, è costellata di sollevazioni fiscali: dalla Magna Carta ai coloni americani che rovesciarono il tè nel porto di Boston, dalla Fronda francese alle ribellioni antifiscali nel mondo contadino tedesco, il rifiuto del tributo ingiusto è sempre stato una costante della spinta verso la libertà. E oggi? In Italia, la pressione fiscale reale oscilla tra il 55% e il 75% se si sommano imposte dirette,
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