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Ecco come il fallimento del liberalismo crea i marxisti

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di YORAM HAZONY I. Il crollo del liberalismo istituzionale Dopo la caduta del Muro di Berlino nel 1989, per un'intera generazione gran parte degli americani e degli europei ha considerato il marxismo un nemico che era stato sconfitto una volta per tutte. Ma non era così. Solo 30 anni dopo, il marxismo è tornato, ed è riuscito incredibilmente bene ad assumere il controllo delle più importanti agenzie di stampa, delle università e delle scuole, delle multinazionali e delle organizzazioni filantropiche, addirittura dei tribunali, della burocrazia statale e di alcune chiese in America. Mentre le città americane affrontano disordini, incendi e saccheggi, sembra proprio che i custodi liberali di molte di queste istituzioni, dal New York Times all'Università di Princeton, stiano disperatamente cercando di riottenerne il controllo, adottando piuttosto una politica di accomodamento. In altre parole, tentano di ingraziarsi i dipendenti marxisti cedendo ad alcune loro richieste ne
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5 COMMENTS

  1. Potrebbero esserci problemi di traduzione legati al fatto che per motivi apparentemente misteriosi, in inglese il termine “liberal” ha finito per connotare il contrario di liberale. Ma che ci sia confusione mi sembra evidente leggendo di una presunta egemonia delle idee liberali negli anni sessanta. In realtà erano gli anni di Galbraith e del keysenianesimo modaiolo che con il liberalismo c’entra come c’entro io con lo sport. L’analisi dell’illuminismo e del razionalismo è quanto meno imprecisa ma occorrerebbe troppo spazio per una descrizione più accurata. Chiedere ai falsi liberali di allearsi con i conservatori è auspicare ciò che avviene attualmente nelle fragili maggioranze del parlamento europeo dove i confini tra conservatorismo e socialismo in economia quasi non esistono. Chiederlo ai liberali veri sarebbe un’altra cosa ma se deve essere solo un’ancora di salvezza per i seggi dei conservatori non vedo perché i liberali dovrebbero rinunciare ai loro programmi in nome del nazionalismo e del conservatorismo; termine, quest’ultimo che può significare tutto e niente. E’ proprio da parte conservatrice che si sono visti regali alle sempiterne sinistre: dalle concessioni nel linguaggio e in economia che sono state perpetrate alle inutili sparate verbali che forniscono alibi a quell’avversario che si dice di voler combattere. Un articolo, insomma, che sembra finalizzato alla concretezza ma che in realtà finisce per essere il suo contrario. Come, appunto, “liberal” con liberale.

  2. Vorrei fare solo un paio di osservazioni.
    Mi sembra che l’autore confonda continuamente i liberal (americani, sinistri) e i liberali (europei conservatori)
    questa confusione è anche aggravata dal fatto che i liberal (americani, sinistri) stanno lottando per il controllo del partito democratico contro i neomarxisti o socialisti e forse stanno cedendo a questa onda assurda che può cambiare radicalmente la faccia degli USA. Se questi psicopatici prendono il controllo del partito democratico e lo portano su posizioni castriste o maduriane, gli USA diventerebbero un altro paese latino-americano. Una tragedia.

    Vorrei anche sottolineare che è IMPOSSIBILE avere un popolo di liberi e uguali. La libertà, soprattutto economica, porta inevitabilmente a forte disuguaglianze di reddito e di status sociale.
    Questa è una assurdità di certi social-democratici che sognano una società che non c’è, come l’isola di Peter Pan.

    • Condivido, se si lascia libero l’individuo questo si differenzia. Questa ossessione dell’uguaglianza porta poi ad uno schiacciamento delle individualità più vivaci.
      Ma a sua volta una evidente disuguaglianza porta al ribellione di alcuni che considerano ingiuste le disuguaglianze………praticamebte non si arriverà mai ad un assetto stabile, perché qualsiasi situazione avrà al suo interno il germe per la contestazione, è la realtà umana………

  3. Conoscevo questo discorso di Hazony, e ho anche il suo libro le virtù del nazionalismo. In realtà però ho sentito parlare per la prima volta di lui attraverso i suoi critici. Ho scoperto chi era leggendo gli articoli di Jeff Deist, David Gordon e Richard Ebeling, che lo criticavano. L’idea che mi sono fatto è che anche se ci sono alcuni punti condivisibili, abbia le idee confuse su cosa sia il liberalismo, idealizzi il nazionalismo, e in definitiva all’atto pratico guidi una nuova e più giovane ala neocon dei repubblicani, non guerrafondaia, ma comunque volta a rifiutare (sai la novità) i valori liberali classici e libertari per buona parte.

    Lascio qualche link per chi volesse:

    David Gordon: https://mises.org/library/what-mises-could-teach-todays-nationalists

    Ebeling: https://www.aier.org/article/hazonys-tradition-based-society-is-a-form-of-social-engineering/

    Tucker: https://www.aier.org/article/is-nationalism-the-friend-or-foe-of-liberty/

    Deist: https://mises.org/wire/getting-liberalism-wrong

    E qui c’è un confronto fra due libri: il suicidio dell’Occidente di Goldberg e le virtù del nazionalismo di Hazony
    http://davidmartinjones.com/wp-content/uploads/2019/12/DM-Jones-on-Goldberg-and-Hazony.pdf

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