di ALESSANDRO MORANDINI
Come ampiamente previsto dai più attenti osservatori dell’indipendentismo veneto, la performance del Partito dei Veneti si è rivelata catastrofica, al di sotto delle più nere aspettative. Delle cause il sottoscritto ha ampiamente argomentato fin dalla nascita del partito; e fin da quella data ha descritto, entrando nel particolare dei meccanismi sociali che potevano interessare l’impresa PDV, la misura della sicura sconfitta.
Qui di seguito propongo un sommario di quanto già precedente argomentato, aggiornato dalle constatazioni che si possono fare in seguito al risultato elettorale. In un prossimo articolo una fotografia dello stato dell’indipendentismo veneto. In uno successivo alcuni spunti di riflessione per il futuro.
Una considerazione metodologica
Mi si permetta un breve preambolo relativo al metodo usato nei precedenti scritti ed anche in questo articolo. Non mi sono mai interessate le polemiche sui nomi, nello specifico sul nome di
Se è vero, ed anche i più illuminati non possono che cedere all’ineluttabile, conseguenza logica vorrebbe che anche ogni buona proposta finisca in una costruzione ipocrita minata ab origine da un retropensiero. Il libertario non detesta, non fa sconti di logica, prima a se stesso. O almeno muore provandoci. 🙂
Gentile Eridanio lei segue, mi sembra, molto rigorosamente la necessità di essere razionali alla quale tutti siamo ancorati. Noi libertari lo facciamo meglio di altri. I suoi commenti sono utili ed apprezzabili. Mi permetto, a proposito di razionalità, di invitarla a riflettere sulla cosiddetta “funzione civilizzatrice dell ipocrisia”. E la ringrazio: non di rado i suoi commenti sono altrettanto, se non di più, interessanti degli articoli che si leggono.
Quando istituzioni venete volontarie funzionassero meglio delle istituzioni imposte italiane, basterebbe solo staccare la spina italiana con una stretta di mano ed i veneti potrebbero tornare ad eleggere un doge che custodisca e non disegni o manipoli le istituzioni spontanee di successo che avrebbero consentito il ritorno ad una civile indipendenza. l’indipendenza per via evolutiva non crea odio, lotta, sfida, ma si prende il rischio di provare a far emergere un più libero esercizio della proprietà da parte di individui responsabili liberati dal mito, dalla superstizione e dall’indirizzo paternalista di ogni struttura politica finalista. L’indipendenza è il continuo viaggio e non la meta ideale. Non esiste un punto statico di mediazione, ma il continuo e dinamico mantenimento di un equilibrio non predeterminabile e non predeterminato. La gente vive in questa specie mondo e gli incentivi all’azione vengono apprezzati se servono a renderla più indipendente dalla non eradicabile incertezza della condizione umana.
….elezioni: …roba da ….trattare con pinze,… marginali, ….dominio di arruffapopoli
È vero, ma sembra che non si riesca a farne a meno, delle elezioni. Sono una delle faccende più detestate dai libertari, che però riguardano la società.